venerdì 13 novembre 2009

Ti aspetto fuori

capita che trovi finalmente un progetto in cui identificarti, per cui lavorare senza risparmiarti, senza ansia, dandoti fiducia, come fanno tutti quanti e la cosa comincia a piacerti, ti sembra di dare un senso alle giornate, magari non il senso che vorresti ma uno qualsiasi. Il piacevole effetto collaterale è la marginalizzazione di quella roba là, la matassa inestricabile delle tue mancanze, delle tue possibilità mai giocate, dei conti che non tornano che sai essere lì ma che ti sembra disinnescata. Ma questa materia fermenta, compressa sviluppa gas, se non le fai prendere aria tutti i giorni, se non la porti fuori a pisciare si inferocisce, monta, si carica a molla; per tutto quel tempo che ti sembra tacere prende la rincorsa e appena ti distrai e alzi la testa ti pianta a terra come un chiodo, sbalordito non capisci, come un pugile suonato non realizzi da dove sia arrivato il colpo che sembra dirti "ma n'do cazzo pensi di andare?". Lo sapevi dall'inizio, è una nemica fedele e gelosa che hai gurdato in faccia tante volte e sebbene non abbiate nulla da dirvi, vi fate compagnia, è tutto ciò che hai.

6 commenti:

  1. è vegeta quello lì di spalle? lo trovo geniale!

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  2. amica rabbia,
    portami via da questo bar nefasto,
    e fai in modo ti prego,
    di farmi arrivare a casa nel letto,
    senza trovarmi faccia per terra,
    colla testa spaccata
    o l'incrinazione di qualche osso

    amen.

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