sabato 27 febbraio 2010

Chiamare le cose con il loro nome

Con grande stupore di tutti, l'orca volgarmente soprannominata "assassina", ha assassinato la propria addestratrice (peraltro dopo avere assassinato altre due persone in passato). Cazzo che strano, eppure faceva una vita da nababba in quella piscina, circondata di gente che "ama" gli animali. Voglio leggerlo come un segno che prima o poi le cose ricominceranno a fare ciò per cui sono destinate, le iene a ridere, i coccodrilli a piangere, i pappagalli a ripetere, i ladri a finire in galera, e magari gli uomini e fare gli uomini e le donne a fare le donne.

mercoledì 24 febbraio 2010

Quando non esisteva nulla

Quando ero piccolo, se fosse esistita internet, la luce bluastra che nel buio della mia camera a tardissima sera avrei intravisto provenire dalla sala dove stava mio padre ancora sveglio, sarebbe stata quella del computer e non quella della tv. Se quando ero piccolo fosse esistito il cellulare, avrei visto mio padre consultarlo compulsivamente, combattere con il suo pollicione con il T9 e avrei visto la sua maschera tesa sciogliersi in un sorriso ricevendo una chiamata mentre si allontava leggero con una mano in tasca per poi tornare a chiamata terminata con una faccia diversa e alla domanda: "chi era papà?" rispondere: "nessuno".

sabato 20 febbraio 2010

E io rinascerò

C'è chi nella vita avrebbe voluto essere Madre Teresa, chi John Holmes, chi Alvaro Vitali, chi il tampax di Camilla Parker Bowles, chi Maurizio Gasparri. chi Topo Gigio. Io no, io ho visto di persona in chi vorrei reincarnarmi. Avevo una quindicina di anni, era agosto, stazione, treni diretti a sud in attesa da ore sul binario, infuocati dal caldo, sopra persone che ore prima della partenza si erano fiondate per "prendere il posto" su quei treni che si sarebbero affollati col passare delle ore. Su una delle ultime carrozze ci stava lui, affacciato al finestrino, (all'epoca esisteva questa possibilità rivoluzionaria..), una camicia aperta sul torso nudo con la pancia che si affacciava pericolosamente oltre la linea maginot della cintura stretta in vita (bassa). Tranquillo, con un sacchetto di lupini in mano, che con abilità tutta meridionale, trangugiava rapidamente, lasciando cadere sul marciapiede sottostante le bucce svuotate del suo contenuto andando a formare un piccolo cumulo. La tecnica che mia madre mi aveva insegnato e che io ho denominato "cut and push" veniva eseguita con automatismo perfetto, una media di 1 lupino ogni 2 secondi. Lo invidiai profondamente, non per l'abilità lupinesca, ma per il suo essere puro istinto, la quintessenza della materialità, senza filtri, "chemmenefotteamme'" lifestyle, incurante di tutto e di tutti, un essere primitivo, protoumano, libero come un cinghiale migratore, come un purcello da scugliera, felice come io non potrei mai essere. Se all'epoca fossero esistite le macchine foto digitali, oggi un poster con la sua immagine campeggerebbe sopra il mio letto.

mercoledì 17 febbraio 2010

Venire di dolore

Non mi era ancora capitato, non così: appena finita la sega sentire irrompere il pianto, che, complice il calo delle barriere emotive, si è infilato di soppiatto; venire di piacere e poi di dispiacere nel giro di pochissimi istanti, mi ha colto di sorpresa. Raccolgo questo impasto paradossale di luce e di buio con un kleenex e lo appoggio qua solo un attimo.

sabato 13 febbraio 2010

La dolce metà

"Allora come è andata con Elena?" "Bene, bene". "Ma è successo qualcosa?" "Ma va che dici?! Ha la metà esatta dei miei anni, è una persona carina, molto matura per la sua età ed essendo io poco maturo per la mia ci troviamo bene". "Ah.., ma secondo te a quale età la metà degli anni dell'altro è sostenibile?" "Mah, forse 16/32 ma si rischia la galera, 20/40 forse, 30/60 mi sa un po' di canto del cigno e 35/70 siamo già al "bàdami ma di baci saziami". "Eh eh..ma ti sentivi in imbarazzo?" "no quello no, lo sai che sono irrequieto quanto un ventenne, forse mi sentivo un po' il suo Pigmalione, solo che ad un certo punto in un caffè, per un gioco di prospettive avevo davanti il suo volto e affianco il mio riflesso nella vetrina alle sue spalle e non so.. c'era qualcosa che non andava, credo che in questo enorme caos esista comunque un ordine di natura estetica e temporale che non dovremmo sistematicamente disattendere."

sabato 6 febbraio 2010

Quel che cerco

non l'intelligenza ma l'umanità, che è intelligenza che non separa, non la sensualità ma il calore, che amplifica i sensi tutti, non la malizia ma la spontaneità che è candida e allusiva, non la sensibilità ma l'accoglienza che è sensibilità privata di egoismo, non la trasgressione ma la purezza che è trasgressione assoluta, e nemmeno la bellezza ma la grazia che è bellezza che non sfugge

mercoledì 3 febbraio 2010

Terapìadi: Cuscini

(..continua) insomma presi talmente l'abitudine a parlare con i cuscini (visto che uso sapiente del passato remoto ?!) che dopo qualche seduta entrando nello studio mi veniva spontaneo salutarli: ciao mamma come stai, ciao capo, ciao moglie etc etc. Questo dialogo però non mi dava piena soddisfazione per cui la terapeuta mi suggerì una pratica che per me si sarebbe rivelata molto più appagante. Mi faceva dare delle manate veementi su un grosso cuscino da divano urlando al contempo un perentorio "NO!" indirizzandolo verso la persona che io potessi ritenere di ostacolo all'affermazione del mio io. Insomma ci presi talmente gusto e le manate si fecero sempre più violente e gli urli sempre più sguaiati tanto che a un certo punto quando mi accinsi, non pago delle mani nude, a smontare il bastone della tenda per percuotere il cuscino con ancor maggiore violenza e soddisfazione, la terapeuta mi disse, probabilmente preoccupata per il suo arredo, aspetta un attimo Roberto, aspetta, respira. E mi dovetti fermare non senza un certo disappunto. (..continua)